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Inviato da avatar Enrico Vigo il 02-05-2012 alle 19:45 Leggi/Nascondi

L'impennata dei prezzi delle prime case getta nello sconforto i giovani che ambiscono a mettere su famiglia, il nucleo sociale più importante della nostra società, riconosciuto universalmente dalle nostre tradizioni e culture cristiana e laica.

La mancanza di un tetto sotto cui proteggere la famigla continua a far slittare in avanti la nascita di nuove unioni, e quindi la possibile nascita di bambini, la società s'impoverisce e tende a non rinnovarsi.

I sostegni alla famiglia in questi anni sono stati e sono tutt'ora insufficienti ad eliminare il disagio sociale, nonostante le enunciazioni e gli sforzi, e nonostante la larga convergenza d'intenti autorevole e trasversale agli schieramenti politici, che spesso è rimasta esercizio teorico.

Ma è ai comuni che resta il gravosissimo compito di soddisfare molti dei bisogni delle famiglie, ed è qui che si misura in concreto la reale volontà politica di un sostegno alla famiglia, il passaggio dalle enunciazioni teoriche ai fatti concreti.

Per calmierare gli affitti e gli effetti perversi del mercato immobiliare, turbato da una pluralità di fattori non tutti degni di plauso, è necessaro l'intervento rilevante della mano pubblica per immettere sul mercato immobili con prezzi calmierati, di taglio adeguato alle nuove realtà sociali (coppie senza figli, single, anziani, etc.) che stanno modificando radicalmente la struttura dell'organizzazione sociale primaria.

I sistemi da adottare sono quelli noti, case ad edilizia convenzionata costruite in forma cooperativa, nuovi alloggi dati in affitto alle fasce deboli (senza creare nuovi ghetti di periferia), e altri interventi tradizionali analoghi.

Il problema vero è quello di mettere in atto un piano significativo che possa effettivamente incidere sul folle mercato attuale della prima casa, anche se gli interessi più o meno oscuri dei poteri forti che detengono le leve del potere dei grandi gruppi immobiliari, una lobby potentissima, sono di segno opposto.

La nuova amministrazione genovese, se vuole realizzare qualcosa di realmente significativo in campo sociale per la famiglia e per la prima casa, deve dar prova di alto profilo morale e di rassicurare i genovesi di essere all'altezza del grave compito che le spetta, e di essere in grado non farsi mettere in ginocchio da lobby oscure che frenano i processi virtuosi, mettendo in campo energie significative per nuove, e abbondanti numericamente, costruzioni di qualità.

Per il problema prima casa, l'approccio minimalista sull'esistente patrimonio edilizio è solo un tassello del quadro d'insieme degli interventi indispensabili e improrogabili e, se ridotto a tale poca cosa, diventa anche un alibi fradicio per non affrontare il problema che necessita in interventi forti e rapidi.

Il problema esiste ed è talmente grave da produrre addirittura gravi guasti nel tessuto sociale, fino ad essere uno dei principali motivi che impedisce alla nostra comunità di rinnovarsi e di invecchiare inesorabilmente verso l'estinzione.

Riusciremo ad apprezzare l'approccio al probema in questi prossimi cinque anni di mandato amministrativo da parte di chi uscirà vincente da queste elezioni amministrative?

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